Archivi Annuali: 2013

21 articoli

Quote Sociali e Contributo Statale

Le quote sociali sono state fissate dal CDN in misura minore rispetto all'anno precedente e possono essere pagate in Sezione il venerdì sera e la domenica mattina fino al 27/12/2013.

Come ogni anno, entro il 31 dicembre con proroga senza mora al 31 gennaio dell'anno successivo, è opportuno ricordarsi di versare il Contributo annuale pari a 5,00€.

I Versamenti possono essere effttuati sia mediante bollettino postale sia a mezzo bonifico bancario come di seguito dettagliato: 
Conto corrente postale: 100503 oppure IBAN: IT49Y0760102800000000100503
IntestazioneTesoreria Provinciale dello Stato – Firenze
CausaleContributo radioamatori [indicare il nominativo e l’anno]

 

73 de Flavio, IK5GQH

XX Mercatino di Scandicci

Una vista sul nostro mercatino del 2013.

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by Maurizio IW5BMS

Diploma Mondiali di Ciclismo su Strada Toscana 2013

ARI CRTIl CRT ha organizzato un Diploma per celebrare l'evento sportivo dei Mondiali di Ciclismo su Strada che si terranno nella nostra regione proprio quest'anno.

 

Per coinvolgere in questa attività tutta la regione (perché anche il sito ufficiale della manifestazione http://www.toscana2013.it/ cita la Toscana e non solo le provincie in cui si disputano le gare) è stato deciso di realizzare un Regolamento che coinvolga tutti i radioamatori della zona 5.

 

Per rendere ancora più interessante l'attività, le stazioni radio club [IQ5##] e le stazioni dell’arcipelago [IA5###] nonché le stazioni toscane che si trovano nell’arcipelago [I#5###/IA5] pagano un punteggio più alto ai fini del diploma. 


Per ottenere maggior interesse abbiamo deciso di premiare sia chi contatterà i toscani, sia i toscani stessi che manderanno il loro log al Comitato del Diploma che sarà composto da IZ5DIY, IW5EFX e IZ5AXB, contattabili attraverso la casella di posta elettronica istituita per l'occasione ed indicata nel regolamento.

 

 

73 de Leo IZ5FSA

IR0ISS by Luca Parmitano

“Uno dei parametri dell’orbita della Stazione intorno alla Terra è l’angolo Beta, che definisce la direzione dalla quale il sole ci illumina. Normalmente non ci curiamo troppo di questo parametro, perché non influisce sulla nostra giornata, tranne in alcuni casi particolari: quando l’angolo Beta è elevato, come in questi giorni, il sole ci illumina per lunghi periodi, il giorno diventa relativamente lungo e le notti brevissime. In questi casi per noi diventa molto difficile guardare fuori per vedere il nostro pianeta di notte, perché la Terra è in ombra ma noi siamo ancora illuminati: tutto fuori è assolutamente nero, come guardando fuori dalla finestra di casa, di notte, con le luci della stanza accese e neanche un lampione a illuminare la strada.

Recentemente quando la sera, dopo il rapporto finale a Houston e agli altri Centri di Controllo, mi predisponevo a scattare un po’ di foto, mi trovavo sempre a guardare un cielo in cui nulla era visibile, mentre navigavamo completamente avvolti e immersi nel nero dello spazio.

È stato così che mi è venuto in mente di utilizzare uno degli strumenti del laboratorio europeo Columbus, forse a volte trascurato da noi astronauti: l’apparato radioamatoriale. Devo confessare a tutti gli appassionati del settore che io non sono mai stato radioamatore.

Da pilota militare sono stato addestrato a utilizzare la radio in maniera professionale, con il mantra delle 4C – Clear, Correct, Concise Comms, ovvero Comunicazioni Chiare, Corrette e Concise – ripetuto all’inizio di ogni missione. Il contatto radio inteso sempre come mezzo, mai come fine: e a volte, in volo in missioni molto complesse, le interferenze causate da ignari entusiasti che “esploravano” le nostre frequenze erano causa di inevitabile e stizzita frustrazione!

Quindi potete immaginare il mio sentimento di divertito dubbio quando, qualche settimana fa, mi sono avvicinato alla radio per la prima volta, per stabilire qualche “contatto” tra la Stazione e la Terra…

Inserisco nella radio la frequenza per i contatti “casuali” e, non sapendo bene cosa aspettarmi, indosso le cuffie. L’ISS è, fisicamente, ancora a parecchi chilometri di distanza dalle coste europee, ma il nostro orizzonte si allarga sotto di noi per migliaia di chilometri e le varie stazioni di terra ci vedono già sorgere: le mie orecchie vengono immediatamente sommerse da una cacofonia di suoni e rumori indistinti, voci, stridii e “white noise”.

Poi, improvvisamente, una voce sopra gli altri suoni, chiara – un giovane uomo, poco più che un ragazzo nella mia mente – chiama il nominativo radio americano dell’ISS (NA1SS) e ripete il suo. Mi sorprende l’emozione che provo mentre rispondo alla chiamata, utilizzando il nominativo italiano (IR0ISS), ma è nulla rispetto all’incredulità e stupore che sento nella voce a mille chilometri di distanza.

In un inglese accentato da una deliziosa inflessione portoghese, l’operatore dall’altro lato del segnale riesce solo a proferire poche parole – “Non so cosa dire, questo è il mio sogno!” – prima che la nostra conversazione venga interrotta e sommersa da uno sciame di altre chiamate.

Per circa 15 minuti di volo sopra l’Europa occidentale, centrale e poi est, provo a rispondere a decine di persone che mandano il loro messaggio nell’etere sperando che a migliaia di chilometri di distanza le antenne della Stazione colgano quel segnale, e che le mie orecchie siano in grado di decifrarlo.

Da Paesi diversi, e apparati diversi, ma tutti spinti in fondo dallo stesso desiderio, queste persone, che fino a qualche secondo prima erano dei perfetti sconosciuti, acquistano nella mia mente una forma e una dimensione, diventano tutti membri di una famiglia, sparpagliata fra migliaia di isole e in contatto sol tramite questi “messaggi in una bottiglia”, lanciati senza alcuna certezza, ma con la tenue speranza che qualcuno li raccolga – con stoica pazienza, senza nemmeno sapere chi, nel vasto, infinito oceano dell’etere, potrà ascoltare quella chiamata.

Uomini, donne, giovani e anziani, esperti o alle prime armi, mi avvolgono in una calda coltre di amicizia e gratitudine, ignari che sono io a doverli ringraziare per avermi aperto le porte a un’esperienza che, partendo da quel primo giovane uomo in Portogallo e attraversando spazio e tempo, raggiunge il cuore, prima che le orecchie, di ogni radioamatore”.

Luca Parmitano

tratto dal Blog del Progetto Volare dell'ESA

Approfondimento Ham Radio on ISS